Le braccia alzate nella preghiera comunitaria carismatica


Chi ha partecipato agli incontri di lode dei gruppi carismatici, sicuramente avrà notato come i partecipanti, assumano durante la lode delle posizioni che potremmo definire non usuali.
In particolare mi riferisco ad un gesto che viene messo in evidenza nei gruppi di «Rinnovamento nello Spirito» ed è quello di alzare le mani verso il cielo.
Chiaramente stiamo parlando di un gesto molto antico, già nell’Antico Testamento l’esempio più emblematico, più significativo di questo modo di rapportarsi con Dio, è certamente quello di Mosè.
Questi era un uomo che la tradizione biblica presenta come il mediatore fra Dio e la comunità e come modello di intercessione.
Sono le sue mani elevate che ottengono la vittoria contro Amalek: «Quando Mosè alzava le mani) Israele era il più forte, ma, quando le lasciava cadere, era più forte Amalek»(Es 17,11).


Il catechismo per gli adulti al punto 972 scrive:

 La preghiera cristiana è un dialogo a più voci, che ha l’ultimo riferimento in Dio Padre. A questo dialogo il credente non partecipa solo con la mente, ma con tutta la persona: intelligenza, volontà, affettività, corporeità. La preghiera nasce dal cuore, ma coinvolge anche il corpo. Gesù stesso prega a voce alta e con i gesti.
L’adesione interiore a Dio si esprime e si sviluppa nel linguaggio del corpo, valorizzando numerosi simboli vocali, gestuali, ambientali.

Da qui la necessità di coinvolgere attivamente il nostro corpo nella lode a Dio, in effetti considerando che la lode parte dal cuore, ed essendo essa soprattutto un espressione di gratitudine e di ringraziamento, e più che naturale che la stessa ci porta a stare ritti in piedi e con le mani protese in alto e in avanti quasi a voler abbracciare i l'oggetto della nostra lode, che è Dio.


L’uomo, nel pregare, alza gli occhi ed eleva le mani verso il cielo, con la fiducia di rivolgersi non più ad un «Dio lontano», ma ad un Padre. Lo stesso Gesù ha insegnato ai suoi discepoli a pregare, come ci testimoniano i Vangeli, sicuramente avrà insegnato loro anche ad alzare le braccia verso il cielo, invocando Dio «Padre». Quando pregate dite così Padre nostro (Lc 11,1-5; Mc 6,9-13).

Nella Sacra Scrittura abbiamo moltissimi esempi in cui si pregava con le braccia elevate, tra questi ricordiamo:

 «E tutto il popolo, alzando le braccia, rispose: Amen, amen» (Ne 8,6); «Onia... con le mani protese pregava per tutta la nazione» (2Mac 15,12).
Essi sono il simbolo di uno spirito rivolto verso l’alto, di tutto un essere che tende a Dio: «Così ti benedirà finché io viva, nel tuo nome alzerà le mie mani» (Sal 63,5), «Come incenso, salga a te la mia preghiera, le mie mani elevate come sacrificio della sera» (Sal 141,2).
«il Maccabeo dopo (...) alzò le mani al cielo e invocò il Signore» (2Mac 15,21); «Tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche» (2Mac 3,20).

Alzare le mani verso il cielo, innanzitutto  significa voler offrire il tutto , e voler offrire il nostro essere al Signore, è il donarsi  completamente nelle Sue mani, come  bambino che si affida nelle mani del proprio papà, con infinita fiducia.
Alzare le braccia è come volersi dare uno  slancio verso le braccia del Padre, ma nel contempo è anche un gesto di arresa, ci disarma dal nostro orgoglio e dalla nostra superbia.


Le mani alzate al cielo esprimono un gesto di intercessione per se stessi e per gli altri, ma possono anche essere segno di lode e di ringraziamento.
Alzando le mani al cielo, con le palme aperte, sono il segno di colui che chiede, che riconosce il vuoto delle proprie mani e che aspetta, che le stesse vengano riempite dal dono di Dio.
Le mani aperte indicano anche il desiderio e la richiesta  dell'amore, in questo gesto mostriamo a Dio la nostra disponibilità a lasciarci amare ed accettarlo nella nostra vita.

Pregare innalzando le mani al cielo era un gesto consueto sia per gli Ebrei (Lamen. 3,41; Sal. 140,2) che per i pagani. I cristiani conservarono questo gesto, oggi, è ritornato molto più visibile grazie alle comunità carismatiche, ma e anche vero che in molti gruppi le mani stanno scivolando lungo i fianchi, sembrerebbe che hanno perso forza e convinzione, si diceva  che i fratelli anziani del Rinnovamento si riconoscono perché durante la lode non abbassano mai le braccia, oggi nelle assemblee ci sono molte mani , come atrofizzate, sarebbe bello riscoprire il valore del loro uso, e lasciarle libere di esprimere il linguaggio della fede. 
Lasciamo dunque che le nostre mani alzate, si abbassino solo per applaudire il Signore della nostra vita, il Signore della nostra gioia, come ci dice Isaia al cap.55



12 Voi dunque partirete con gioia,

sarete condotti in pace.
I monti e i colli davanti a voi
eromperanno in grida di gioia
e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani.




Riprendano dunque forza le braccia di coloro che amano il Signore, fino ad alzare anche le braccia di coloro che hanno perso la forza, ma anche le braccia dei nuovi fratelli che il Signore manderà nei nostri gruppi.
Riscopriamo i gesti e la spiritualità delle origini, facciamo memoria di tutte quelle cose che ci hanno fatto innamorare di Cristo. 
Buona memoria a tutti





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