I FRUTTI AVVELENATI DELLA DIVISIONE
Una bella riflessione sul cap.4 della lettera di Giacomo
Purtroppo molto spesso all'interno delle comunità o anche in senso più largo all'interno della Chiesa, si consumano vere e proprie guerre senza esclusioni di colpi, si prende atto che sono storie vecchie e che precedono anche il cristianesimo.
L'esempio più conosciuto lo possiamo trarre dalla dal cap. 4 della Lettera di Giacomo dove continua quel discorso sulle passioni e sulle contese che abbiamo già trovato nel passo precedente e in altri ancora prima.
L'esempio più conosciuto lo possiamo trarre dalla dal cap. 4 della Lettera di Giacomo dove continua quel discorso sulle passioni e sulle contese che abbiamo già trovato nel passo precedente e in altri ancora prima.
L’apostolo insiste proprio sulle contese, sulle liti, sulle divisioni che possono nascere all’interno delle comunità a causa delle passioni.
4,1Da dove vengono le guerre e da dove le battaglie tra di voi? Non forse da qui, cioè dalle passioni vostre che combattono nelle vostre membra?
Desiderate e non riuscite ad avere, uccidete e invidiate eppure non potete ottenere, combattete e fate guerra; non avete perché non chiedete, chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere nei vostri piaceri.
Adulteri! Non sapete che l’amore per il mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si fa nemico di Dio.
O pensate che invano la Scrittura dica:
fino alla gelosia Dio predilige lo Spirito che ha fatto abitare in noi?
Non solo egli dà una grazia maggiore; per questo dice: Dio resiste ai superbi; ma agli umili dà grazia.
Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, e si allontanerà da
voi.
Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le mani, o peccatori, santificate i cuori, o persone che avete l’animo doppio.
Lamentatevi e affliggetevi e pregate; il vostro riso si muti in tristezza e la gioia in abbattimento.
Umiliatevi davanti al Signore ed vi esalterà.
È un autentico invito penitenziale da Quaresima; è un testo, infatti, che la liturgia ci propone proprio nel tempo di Quaresima come lettura breve, come invito al cambiamento profondo del cuore. Alcuna note sono pesanti; l’apostolo Giacomo ha un po’ questo stile della forza e della sottolineatura radicale. Ci può dispiacere un po’ questo linguaggio e tuttavia dobbiamo anche prenderlo come utile per la nostra formazione.
Alla radice delle contese
Già l’inizio, in grande stile, sembra rivolto ai potenti di questo mondo. Fare guerre e combattere battaglie non è da noi; sono i grandi generali, i capi degli stati che organizzano queste cose.
L’apostolo, invece – anche se adopera immagini potenti, di guerra – qui intende parlare delle nostre liti, delle nostre divisioni, dei problemi che segnano le nostre comunità, delle piccole e grandi battaglie.
L’apostolo si chiede: “Da dove nascono tutte queste controversie?”. La sua risposta è netta: dalle passioni, dai nostri istinti, dai nostri desideri, dalle nostre voglie e dalla voglia di ciascuno nasce la bramosia, il desiderio di avere, di dominare, al punto – dice – che fate guerra, invidiate e uccidete.
L’apostolo, invece – anche se adopera immagini potenti, di guerra – qui intende parlare delle nostre liti, delle nostre divisioni, dei problemi che segnano le nostre comunità, delle piccole e grandi battaglie.
L’apostolo si chiede: “Da dove nascono tutte queste controversie?”. La sua risposta è netta: dalle passioni, dai nostri istinti, dai nostri desideri, dalle nostre voglie e dalla voglia di ciascuno nasce la bramosia, il desiderio di avere, di dominare, al punto – dice – che fate guerra, invidiate e uccidete.
La cosa non ci riguarda, noi non abbiamo ammazzato nessuno per prendergli qualcosa. Eppure succede, succede sempre più spesso che ci siano delle persone che fanno violenza ad altri al punto di ammazzarli per prendere qualche cosa.
Questa violenza – così, alla lettera – non ci riguarda, però può riguardarci una invidia di fondo che porta ad ammazzare l’altro moralmente, non considerandolo, disprezzandolo, lasciandolo perdere e la causa è nel fatto che non riusciamo a ottenere quel che vogliamo. Ma che cosa vogliamo? il carrierismo. Che cosa vogliamo?
Far carriera! Avere posti più importanti, comandare.
È vero! I grandi capi dicono che dobbiamo essere umili, rivolto però ad altri. Alla maniera dei farisei.
È vero! I grandi capi dicono che dobbiamo essere umili, rivolto però ad altri. Alla maniera dei farisei.
È proprio il criterio radicato: cerchiamo di andare a stare meglio, cerchiamo di avere più potere, di avere qualche cosa di più grande, di più bello, di più ricco, di più forte, qualcosa che il fratello ha e io no, e così via.
L’apostolo è duro perché si rende conto che anche nella Chiesa c’è molta sporcizia; questa è una sporcizia, è una spazzatura del cuore: le guerre vengono fatte anche all’interno della stessa Chiesa e dentro le comunità.
Inventeranno tutto di sana pianta o costruiranno il male contro l'altro.
Laddove diamo questa impressione è difficile poi comunicare il Vangelo; è difficile parlare di servizio e di umiltà quando diamo l’impressione di combattere per la carriera, per i posti.
Il giusto modo di chiedere ..Voi per che cosa combattete? Che cosa bramate? Non mi dite che non bramate niente, e che vi va bene tutto; magari fosse vero, sarei proprio contento.
Eppure delle bramosie e delle insoddisfazioni le avete anche voi. Ci sono delle frustrazioni, cioè degli atteggiamenti in cui uno riconosce di avere fatto delle cose per niente, invano , ci si rende conto che quello che ha fatto non è servito a niente. Ma a che cosa doveva servire? Che cosa cercate e non trovate? L’apostolo dice che…non avete perché non chiedete, chiedete e non ottenete perché chiedete male
Eppure delle bramosie e delle insoddisfazioni le avete anche voi. Ci sono delle frustrazioni, cioè degli atteggiamenti in cui uno riconosce di avere fatto delle cose per niente, invano , ci si rende conto che quello che ha fatto non è servito a niente. Ma a che cosa doveva servire? Che cosa cercate e non trovate? L’apostolo dice che…non avete perché non chiedete, chiedete e non ottenete perché chiedete male
Non è vero che basta chiedere per avere, bisogna chiedere bene e chiedere cose buone, altrimenti il Signore non ascolta. Non è lì – pronto ai nostri ordini – disposto a fare tutto quello che vogliamo, qualunque cosa chiediamo.
Noi abbiamo fatto troppa forza su quel detto evangelico “Chiedete e otterrete” dimenticando l’insegnamento del contesto.
Gesù intende dire “Chiedere lo Spirito Santo”, chiedere il bene di Dio, chiedere che si realizzi il suo progetto; in realtà, invece, chiediamo le cose che ci fanno comodo, chiediamo quello che ci interessa, ma non sempre è bene quello che chiediamo. “Non ottenete perché non chiedete”; “Io sì che chiedo, perché non ottengo?”. Perché chiedi male.
Gesù intende dire “Chiedere lo Spirito Santo”, chiedere il bene di Dio, chiedere che si realizzi il suo progetto; in realtà, invece, chiediamo le cose che ci fanno comodo, chiediamo quello che ci interessa, ma non sempre è bene quello che chiediamo. “Non ottenete perché non chiedete”; “Io sì che chiedo, perché non ottengo?”. Perché chiedi male.
Sant’Agostino spiegava con un gioco di parole che in latino è possibile, variando solo l’ultima lettera, denunciando l’errore di chiedere “mali mala male”:
– “mali” vuol dire “da cattivi”, essendo cattivi,
– voi chiedete “mala”, cioè cose cattive
– e le chiedete “male” cioè cattivamente.
Al contrario e in positivo emergono le tre condizioni che rendono giusta la preghiera:
– chiedere da buoni,
– chiedere cose buone e
– chiedere bene, in modo buono.
Se chiedete da buoni, cose buone, in modo buono, sicuramente ottenete perché è quello che vuole Dio che è sommamente buono; ma se non corrisponde a questo, se non chiedete da buoni, se non chiedete cose buone, se non chiedete in modo buono, non ottenete e, non ottenendo, sentite la frustrazione, l’abbattimento, la rabbia, la delusione, la demoralizzazione, la depressione, la stanchezza, la noia.
Persone stanche e arrabbiate…
Provate andare a fondo e a chiedere a una persona di questo tipo: “Ma perché ti trovi in questa situazione, perché non ne hai più voglia?”. Quasi sempre la risposta è: “Perché ho fatto, ho fatto tanto e non ho visto niente, nessun risultato, sono stufo, sono stanco”.
Ma che cosa cercavi, che cosa volevi, che cosa bramavi? Cercavi il successo, il seguito, la popolarità, la fama, la gloria, il potere, la ricchezza? Che cosa cercavi?
Dice san Giacomo: siete persone polemiche, litigate volentieri, contestate perché non avete ottenuto quello che volevate, non avete il coraggio neanche di ammettere quello che volevate e, non avendolo ottenuto, finite per essere arrabbiati contro il sistema perché vi ha deluso.
Sono due atteggiamenti in cui si può cadere: la polemica e l’abbattimento; sono due condizioni negative, il risultato di una cattiva impostazione, di una mancanza di preghiera autentica e buona. La preghiera non è la recita di tutte le formule delle orazioni previste, la preghiera è la profonda relazione del cuore con il nostro Signore e in genere quella si fa quando si sta zitti, quando si ascolta. Tutte le formule che leggiamo possono servirci per formare, per educare, per istruire, ma il dialogo autentico
e profondo è nel cuore silenzioso.
Questo è l’amore per Dio che si contrappone all’amore per il mondo.
Chiedete male perché siete dominati dall’amore per il mondo, cioè per spendere per i vostri piaceri, cioè per i vostri comodi, per il vostro interesse. Non chiedete per essere di più, per essere più vicini al Signore, più ricchi di fede, più capaci di amore, ma chiedete per avere qualche cosa che sia comodo per il vostro gusto, per il vostro carattere, per il
vostro piacere.
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