A PROPOSITO DI GIUSTIZIA

Può succedere a volte, di essere fraintesi in alcuni nostri comportamenti, ed in base ad alcune vicende della vita, magari venga filtrata un interpretazione non del tutta veritiera sui nostri comportamenti sociali.
Ognuno di noi forgia il proprio carattere e i propri principi, in base al territorio in cui si cresce, sicuramente inficiato dalla famiglia ma anche dalla scuola, in pratica l'ambiente in cui veniamo su, diventa la base del nostro essere, del nostro modo di agire e di pensare.
Poi, magari, come per me, l'incontro con Cristo e il fare un cammino spirituale, ti arricchisce di valori è correggere quei tratti caratteriali che comunque vanno allo scontro con la Parola di Dio.
Fatta questa premessa, ci sono persone come me, che mal sopportano le cose ingiuste, sia sulla pelle degli altri e a maggior ragione sulla mia.
A tal proposito voglio raccontarvi un fatto successo nella mia vita, intorno al 1995, a causa di aver prestato i miei requisiti commerciali a persone a me care, per aprire un attività commerciale, mi ritrovai a dover far fronte ad un accusa di favoreggiamento chiaramente inesistente,  e dovetti farlo in un processo penale.
L'avvocato che allora prese le mia difesa, mi disse laconicamente che non avevamo nessuna speranza di uscire indenni da quel processo, perché la mia condanna insieme ad altre persone, avrebbe confermato la sentenze di un altro processo, pertanto mandare noi innocenti, sarebbe stato come smentire la sentenza dell'altro processo.
Qualche settimana prima dell'inizio del processo, il mio avvocato, d'accordo con gli altri avvocati della difesa mi proposero un patteggiamento per cercare di avere i meno danni possibili, ci pensai su una notte e davanti al fatto di asserire cose non vere, e di dover accusare altre persone, decisi che non avrei patteggiato e che per amore della verità mi sarei fatto condannare.
Cose che accadde regolarmente, mi diedero 18 mesi di carcere con il beneficio della sospensione della pena, perché incensurato.
Chiaramente diedi mandato al mio avvocato di fare appello, e a Palermo, infine, ebbi soddisfazione della verità, in pratica assolto per non aver commesso il fatto.
Anche da ragazzo, tutte le patate bollenti mi venivano girate dagli amici e dai compagni di scuola, perché conoscevano la mia inclinazione al cercare la giustizia e farla affermare.
Detto questo, perché non si confonda il rancore o la vendetta con l'affermazione della giustizia e quindi della verità.     Siracide 4   [28]Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio  combatterà per te. 
Io sono cosi, sono cresciuto così, non amo abbassare il capo davanti ad una cosa che ai miei occhi appare ingiusta, chi mi conosce sa che sono uno che va fino in fondo, e non c'entrano il rancore ne le ferite ne la vendetta.
C'entra, affermare la verità ........semplicemente la verità dei fatti.

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