IDEOLOGIA GENDER - Un altra battaglia che noi cattolici perderemo

IDEOLOGIA “ GENDER”. Dopo l'aborto , il divorzio ecco un altra conquista dell'umanità che ci porterà al matrimonio gay, e chissà quale altra progressista evoluzione.
L’ultima aberrazione viene direttamente dagli USA e dal Nord Europa liberal-massonico con sponsorizzazione lobby gay e si sta insinuando come una virus nei gangli vitali degli apparati educativi della vecchia Europa, oliata dai burocrati di Bruxelles che senza alcuna legittimazione politica e legislativa hanno dirottato ingenti risorse, provenienti dai Fondi Europei, in pseudo programmi di aggiornamento e formazione indirizzati al nuovo credo dell’ideologia “ gender”. Ma che cos’è l’ideologia del gender?


La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, di negare che l’umanità è divisa tra maschi e mira a eliminare le identità sessuali “naturali”; non è il corpo sessuato con cui ognuno di noi è nato a determinare l’essere maschio o femmina di ogni essere umano, ma una scelta personale alla quale contribuiscono anche le condizioni della società in cui si vive. Uomo o donna non si nasce, insomma, ma si diventa, magari per scelta, e non irreversibile.

La chiave della rivoluzione del gender è il linguaggio, come si deduce da qualche ordinamento giuridico, dove solo cambiando qualche termine – “genitore” invece di “madre” e “padre”, “parentalità” invece di “famiglia” – si è riusciti a cancellare nei documenti la famiglia naturale. Con un’altra operazione artificiosa si sostituiscono “sesso” con “sessualità” e “sessuato” con “sessuale”, per confermare che non conta la realtà, ma solo l’orientamento del desiderio. 



Si tratta di una vera e propria sfida antropologica al fondamento culturale non solo della nostra società ma di tutte le società umane. In sostanza, significa negare che le diversità fra donne e uomini siano naturali, e sostenere invece che sono costruite culturalmente, e quindi possono essere modificate a seconda del desiderio individuale. L’adozione di una “prospettiva di genere” è stata la linea ideologica adottata con forza da alcune delle principali agenzie dell’Onu e dalle Ong che si occupano di controllo demografico, con il sostegno della maggior parte delle femministe dei Paesi occidentali, ma con l’opposizione dei molti gruppi nati a difesa della maternità e della famiglia.

Da qui il termine gender (che è più elegante e neutro di “sesso”) non solo è entrato nel nostro linguaggio, ma utilizzando la copertura del programma anti-omofobia 2014/2015 di concerto con le principali associazioni LGBT italiane, il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha concordato con “Agedo”, “Arcigay”, “ArciLesbica”, “Associazione Radicale Certi Diritti”, “Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli”, “Equality Italia”, “Famiglie Arcobaleno”, “Gay Center”, “MIT” un piano strategico nazionale di contrasto all’omofobia e la transfobia che ha assunto a base ideologica proprio la teoria del gender.Ma che cosa c’entra la lotta all’omofobia con la diffusione della teoria del gender?Non dovrebbe centrare nulla ma le associazioni LGBT, ne hanno fatto impropriamente la piattaforma ideologica e culturale per la loro battaglia di riconoscimento dei matrimoni gay.L’ONU ha adottato una Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, recepita il 30 aprile 2013, dall’“Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni” (UNAR) per volere dell’allora Ministro del Lavoro (con deleghe alle Pari Opportunità) Elsa Fornero.

Tale “Strategia Nazionale” si focalizza sull’asse di intervento programmatico dedicato all’“educazione e istruzione” che individua nella scuola il luogo principale di formazione di una nuova cultura che favorisca il «processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere» . 

In tale prospettiva, le parti hanno, infatti, stabilito l’avvio di corsi formativi per tutte le figure apicali degli uffici scolastici regionali e provinciali e l’istituzione, all’interno della Settimana contro la violenza e discriminazione, della lotta all’omofobia e alla transfobia come tema centrale per l’anno scolastico 2014-15.La Ministra Giannini ha promesso, alle numerose realtà associative LGTB, un confronto più assiduo anche rispetto alla stesura delle nuove linee guide sul contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Il governo affida dunque alle associazioni LGBT il delicato e fondamentale compito di redigere le politiche educative nazionali in ambito scolastico. Tra queste anche il “Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli” che continua oggi l’opera di distruzione e dissoluzione morale della nostra società iniziata dal suo ideologo Mario Mieli colui che negli Elementi di Critica Omosessuale del 1977, scriveva che gli uomini nascono «naturalmente» con un’innata tendenza polimorfa e «perversa», caratterizzata da una «pluralità delle tendenze dell’Eros e da l’ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo». 

Il governo ha affidato all’Istituto A.T. Beck, associazione professionale di psicologia e psicoterapia, incaricata dall’UNAR, la realizzazione di opuscoli informativi rivolti agli/alle insegnanti per il contrasto del bullismo omofobico nelle scuole. Tutto ciò secondo un protocollo d’intesa MIUR-Pari Opportunità che parla di approfondimento nelle scuole di “temi riguardanti la violenza di genere, la violenza nei confronti dei minori, la pedopornografia, anche on line, il bullismo anche quello a sfondo omofobico e transfobico.” 



La guida contro la discriminazione sconsiglia per esempio ai genitori di leggere fiabe ai bambini perché promuovono solo la famiglia”. Per le Pari opportunità è, dunque, davvero ora di finirla con la bigotta famiglia tradizionale. Aria nuova ci vuole, specialmente per i bambini. Avanti allora con esempi più moderni, di coppie omosessuali, con genitori uno e due!Può il MIUR e il Ministero delle Pari Opportunità imporre alle scuole e agli insegnanti una ideologia che mira a distruggere i valori tradizionali della società e sostituirsi alle famiglie che sono le depositarie dell’educazione dei loro figli?E’ lecito in nome dell’eguaglianza e del rispetto dei diritti civili stravolgere quelli che sono i canoni consolidati e costituzionalmente garantiti dei valori della nostra civiltà?

L’aggressione educativa del “ gender “ nei confronti dei giovani e delle famiglie è una delle più pericolose derive formative del nostro secolo che come un virus letale si annida nei centri nevralgici dell’Europa e degli States e tende ancor di più ad aumentare il divario con le altre società quali la Cina, la Russia, l’India e i paesi islamici che già hanno steso un cordone sanitario contro questo virus dell’Occidente malato e decadente.


La libertà educativa è un valore imprescindibile che non può essere strappato alle famiglie e imposto ai docenti con pseudocampagne formative e libelli dell’UNAR pagati con i fondi dell’Europa.

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